Il recente crash di Windows (del 19 luglio 2024) che ha paralizzato ospedali, cliniche e laboratori in tutto il paese, è molto più di un semplice inconveniente tecnico. È un segnale d’allarme assordante che rivela la vulnerabilità del nostro sistema sanitario e la sua dipendenza da software proprietario, una dipendenza che può avere conseguenze disastrose sulla salute dei pazienti e sulla continuità delle cure. La soluzione di Microsoft? «Spegnete e riaccendete il pc!».
Immaginate un chirurgo in sala operatoria, pronto a iniziare un intervento delicato, che si trova improvvisamente di fronte a uno schermo blu. Oppure un’infermiera che non può accedere alla cartella clinica elettronica di un paziente in condizioni critiche. O ancora un laboratorio di analisi che non può processare i campioni a causa di un blocco del sistema. Queste non sono scene di un film distopico, ma la realtà che molti operatori sanitari hanno dovuto affrontare a causa del crash di Windows.
La domanda che dobbiamo porci è: siamo disposti a mettere a repentaglio la salute dei cittadini per la comodità di utilizzare software chiuso, soggetto a malfunzionamenti imprevisti e controlli esterni?
La risposta, per chiunque abbia a cuore la salute pubblica, dovrebbe essere un deciso “no”.
Fortunatamente, esiste un’alternativa valida e concreta: il software open source. Questa soluzione, basata sulla collaborazione e sulla trasparenza, offre numerosi vantaggi per il settore sanitario:
– Stabilità e affidabilità: a differenza del software proprietario, il cui codice sorgente è segreto e controllato da un’unica azienda, il software libero è sviluppato da una vasta comunità di programmatori che lavorano insieme per identificare e correggere bug e vulnerabilità. Questo processo di revisione continua garantisce una maggiore stabilità e affidabilità del software;
– Sicurezza: il codice sorgente aperto del software libero permette a chiunque di esaminarlo, testarlo e migliorarlo. Questa trasparenza rende più difficile nascondere backdoor o vulnerabilità intenzionali, riducendo il rischio di attacchi informatici e violazioni dei dati sensibili dei pazienti;
– Indipendenza: utilizzando software libero, le strutture sanitarie non sono più legate a un singolo fornitore e ai suoi “capricci”. Possono scegliere liberamente tra diverse soluzioni, personalizzarle in base alle proprie esigenze e risolvere eventuali problemi senza dover attendere l’intervento di terzi;
– Risparmio: il software libero è spesso gratuito, il che significa che le risorse risparmiate possono essere investite in altre aree prioritarie, come la formazione del personale, l’acquisto di attrezzature mediche e la ricerca.
Il crash di Windows è un’opportunità per ripensare il nostro approccio alla tecnologia nel settore sanitario. È un invito a guardare oltre i modelli proprietari e a considerare le potenzialità del software libero per costruire un sistema sanitario più aperto, sicuro, resiliente e, soprattutto, al servizio dei pazienti.
Dal 2000 utilizzo felicemente e con grande convinzione Linux, senza mai un rimpianto. Anche gli Ordini professionali dovrebbero utilizzare prevalentemente software open source.